Le misure messe in campo per contrastare la diffusione del Covid-19 hanno dimostrato che siamo un Paese molto più smart di quanto credessimo, tanto che persino un’importante testata giornalistica come il New York Times, in un articolo dello scorso luglio, ci ha riconosciuto il merito di aver reagito tempestivamente e con efficacia all’emergenza. Secondo la testata americana, in tempi rapidissimi, in molti ambiti della vita economica e sociale si è proceduto a riorganizzare le attività principali per rendere digitali esperienze e servizi nati e sviluppatisi negli anni su carta o in presenza. Alcuni ecosistemi, in particolare, non solo si sono trasformati, ma sono diventati un vero e proprio esempio di innovazione. È questo il caso del sistema sanitario che, a causa delle condizioni di lavoro straordinarie imposte dalla pandemia, da un lato è stato chiamato a rispondere a una duplice sfida, ovvero salvaguardare la salute del personale medico-sanitario e quella della collettività, dall’altro ha visto accelerare alcuni processi di modernizzazione già in atto, come la digitalizzazione. Ad essere cambiato, in primis, è stato il rapporto tra paziente e medico di base con la necessità per quest’ultimo di assisterlo a distanza, monitorandone lo stato di salute in tempo reale, valutandone la condizione e intervenendo per aggiustare la terapia. La telemedicina, ovvero la disciplina che abilita lo svolgimento di prestazioni mediche consentendo consulti medici da remoto (teleconsulto), e il telemonitoraggio, che permette di osservare a distanza lo stato di salute dei pazienti assistiti grazie a dispositivi di misurazione integrati, non sono certo approcci nuovi alla cura. Durante la pandemia però sono stati implementati in modi diversi e inaspettati, utilizzando ad esempio dei robot per la misurazione delle funzioni vitali dei pazienti in terapia intensiva.
Infine, nelle strutture ospedaliere, pubbliche e private, sono nati o, in alcuni casi, si sono potenziati meccanismi e piattaforme online per la prenotazione di prestazioni mediche, riducendo al minimo rischi di contagio e tempi di attesa. Al tempo stesso, assistiamo allo sviluppo di applicazioni mobile e al loro utilizzo da parte di un numero sempre crescente di utenti che consentono di raccogliere e gestire un grande quantitativo di dati sensibili per il conseguimento di obiettivi plurimi, primo tra tutti la tutela della salute pubblica. A fare da apripista è stata senza dubbio Immuni, la prima app di contact tracing promossa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri con lo scopo di ridurre i contagi da Covid-19, sfruttando una tecnologia molto avanzata. In generale, parlare di sanità digitale oggi porta con sé aspetti nuovi e importanti che qualificano i grandi cambiamenti in atto: la nascita di forme più moderne di collaborazione tra medico e paziente che fanno leva su una maggiore consapevolezza del cittadino del suo percorso di cura, nuove forme di coperture sanitarie sempre più personalizzate e l’esigenza di incentivare l’utilizzo di servizi online e tramite smartphone da parte dei cittadini, promuovendo anzitutto una buona user experience. Da qui in avanti si può solo progredire.